Commento gita: | Completa solitudine, esposizione continua ed ottimale alla
luce pomeridiana. Godimento totale oscurato solo da delle sciagurate pelli di foca, acquistate il giorno prima: nere, di marca Kohla, rifilatemi in luogo delle Ski Trab rosse, che erano esaurite. Con queste Kohla, ho capito fin dai primi metri,
ogni passo è una conquista; verso sera, con un accenno di rigelo, ho visto come anche la loro tenuta sia deplorevole. Tornato a casa, è bastato un breve giro di telefonate per apprendere di non essere l'unica vittima: stesso negozio (Vertical Sport di Trento), stesso prodotto. A chi pratica questo sport per diletto, non per espiazione, vorrei suggerire: FUGGITE LE PELLI KOHLA PIÚ DELLA PORTA DELL'INFERNO! Senza quel cilicio, avrei risparmiato più di un'ora, oltre a fatica ed improperi. Passiamo alla cronaca: uscito da casa con gli sci sulla bici, riparto da Pergine poco prima di mezzogiorno, direzione Tingherla. Completate le rampe del Kamaus penso che il peggio sia passato, ed ecco invece il primo traumatico impatto con la neve. In cima ho l'impressione di aver già fatto tre salite. Fortunatamente la discesa propone neve con tenuta perfetta, benché stranamente collosa in superficie (altro regalo delle pelli?). Dal margine del bosco iniziale risalgo con molta pazienza fin sull'Oscivart. Di qui, serpentina una e indivisibile fino alla strada di Malga Volpis. Da ripetere. Nella terza risalita arrivo fin sul Fravort: fatica sprecata (dovrò poi andare all'altra cima sci in spalla), ma sono le 19.15 e non voglio perdere lo spettacolo: l'ombra possente della montagna che si allunga fra le polveri fini della Bassa Valsugana. L'ultima discesa, con neve indurita, è solo l'ombra della precedente. Non ci si bagna due volte nello stesso fiume. Quando arrivo alla bici il sole è appena tramontato dietro Cima Ghez; con 30 km di suggestiva pedalata sotto la luna sono a casa. |