home pageHome   chi siamoChi Siamo   meteoMeteo   forumForum   privacyPrivacy Over The Top: il sito degli scialpinisti 
Scialpinismo >> consultazione

Oggi è Domenica 28 aprile 2024

Le due Valpiane

Chi frequenta OTT sa, o dovrebbe sapere, che nessun contributo va preso alla lettera e tutte le informazioni vanno vagliate criticamente.

 

Regione:Trentino Data:15/05/2008
Nome:Alberto Pedrotti Email:albertopedrottiat symbolgmail.com
Nome gita:Le due Valpiane Partenza da:Fontanino di Cellentino
Quota partenza:1670 Dislivello:2800
Esposiz. salita:Sud-Est Esposiz. discesa:Sud-Est
Difficoltà:Sci-alpinista buono Manto nevoso:Stupendo
Tipo di neve:Trasformata Valutazione gita:Stupendo
Bibliografia: Valle partenza:Valle di Peio
Commento gita:
Sia detto fin da subito, a beneficio di quanto volessero andare a disturbare tutto un affacendamento di marmotte, scoiattoli e camosci, che c’è da portare gli sci per due ore buone, dal Fontanino (nel mio caso, sacco a pelo steso proprio nel “sacello” che custodisce il prezioso zampillo) fino alla spianata m. 2400 che dà il nome, appunto, alla Val Piana. Al di là di essa, la valle principale decolla tutt’altro che piana andando a inarcarsi sotto le pareti precipiti di Punta Giumella, per poi addentrarsi, non più visibile, in alto a sinistra. Di fronte, invece, ecco una valletta secondaria che si annuncia con un ripido pendio, sopra il quale si indovina un ripiano celato; il tutto dominato dallo svelto profilo triangolare dell’anticima m. 3471 del Monte Mantello. Scelgo di andare da quella parte; il pendio, specie all’uscita, è più ripido di quanto non appaia da sotto, e anche i rampant sono al limite della tenuta. Mi vengo a trovare presso il bordo del ripiano sospeso: a sinistra la superficie innevata del laghetto m. 3054, a destra la piccola vedretta, alle spalle il mondo intero. E’ tutto troppo bello, si aspetta l’evento che riporti alla realtà… Ed eccolo l’evento: mentre sto inquadrando una foto, in zona all’apparenza (ed, evidentemente, solo a quella) insospettabile, un sasso partito da una ventina di metri si accanisce contro un pezzo di plasticaccia dei miei Diamir, tranciandolo di netto. Ora, io temo che con questo episodio potrei paradossalmente divenire la mascotte dell’agguerrito Partito dell’Attacchino, senza mai averne toccato uno… ma non gioiscano smodatamente quelli del Partito: l’indistruttibile attrezzo sembra non accusare minimamente il colpo! Proseguo, non assecondando la vedretta che si va ad appartare fra le pieghe del Monte Mantello, bensì attaccando il pendio che ho di fronte e che, aggirato un modesto avancorpo roccioso, conduce sulla lunga cresta di Villacorna, stesa fra il Pizzo di Vallombrina e il San Matteo, proprio nel punto in cui ad essa confluisce la tormentata dorsale minore di Vallombrina. Detto per inciso, un ampio pendio rimarchevole per continuità e levigatezza scenderebbe proprio nel catino della Vallombrina, il cui fondo è macchiato unicamente dall’inserto biancoazzurro del laghetto; io però non ho nessuna intenzione di tradire il miei ottimi e fidati pendii per quest’altro. Quanto alla cresta, un centinaio di metri pianeggianti mi separerebbero dal palo della vera cima di Villacorna, m. 3447; con i ramponi faccio fuori un paio di ondulazioni ma poi per prudenza rinuncio. Discesa memorabile: il pensiero è fisso a quanto raramente verrà sfruttato il fondo perfetto sul quale mi sto muovendo. Arrivato al fondo mi propongo di risalire un poco per la valle principale, fino al sommo della morena che torreggia sopra la spianata. Dal sommo però mi appare un palo conficcato proprio nel bel mezzo della vallata: si vada al palo. Quello che il palo non diceva era di trovarsi - sempre ingannevoli, queste vallette glaciali - trecento metri più in alto e allora, a questo punto, tanto vale proseguire fino alla base del pendio sotto la forcella. E dalla base del pendio tanto vale… insomma, sci in spalla, racchette di traverso, sfondando fino al ginocchio sbuco su una gobba q. 3500 fra il Colle del San Matteo e il Monte Mantello. La susseguente scivolata brucia con sprezzante noncuranza tutti gli effimeri traguardi dell’ascesa; non so se il fondo risponda appieno alla definizione di firn ma, se non è, poco ci manca. Basti dire che giù in fondo si traversa la spianata senza neanche spingere. Da non dimenticare, in conclusione, la lunga passeggiata distensiva in mezzo al bosco, che conferisce un tono di compiutezza al tutto.
Commento manto nevoso:
Tutto così perfetto, in questa dodicesima e forse ultima uscita della stagione, da far passare in second’ordine sia la penuria di compagnia che l'inconveniente occorso con il più vile dei materiali.


 
 


home pageHome   chi siamoChi Siamo   meteoMeteo   forumForum   privacyPrivacy