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Oggi è giovedí 02 maggio 2024

Apuane - M. Cavallo, canale Cambron (mt 1840)

Chi frequenta OTT sa, o dovrebbe sapere, che nessun contributo va preso alla lettera e tutte le informazioni vanno vagliate criticamente.

 

Regione:Toscana Data:25/01/2009
Nome:Roberto B. Email:rosirobiat symbolinterfree.it
Nome gita:Apuane - M. Cavallo, canale Cambron (mt 1840) Partenza da:strada gorfigliano-vagli
Quota partenza:870 Dislivello:970
Esposiz. salita:Nord-Est Esposiz. discesa:Nord-Est
Difficoltà:Sci-alpinista ottimo Manto nevoso:Accettabile
Tipo di neve:Farinosa Valutazione gita:Stupendo
Bibliografia: Valle partenza:valle dell'acqua bianca
Commento gita:
Domenica con Adolfo ci troviamo alle 8 a Carrara. DA Carrara il sagro appare ben innevato da campocecina in su. Nel timore che le piogge dei giorni scorsi abbiano però lavato in basso decidiamo di provare la val serenaia per essere sicuri di trovare neve dalla partenza. All’inizio della strada per la val serenaia un camion di cava messo di traverso ci obbliga a cambiare ancora programma. Andiamo a vedere com’è la situazione in zona Tambura, Cavallo. Lasciamo l’auto al solito parcheggio presso il bivio per la carcaraia. LA strada  è spalata fino alla prima cava sulla sx (cava Campaccio), ma nella notte ha nevicato e  ci sono 5 cm di neve nuova per cui partiamo subito sci ai piedi. Salendo osserviamo la situazione e decidiamo di andare verso il canal cambron, riservandoci di decidere dopo aver valutato le condizioni in alto, ed eventualmente dirottare sulla tambura. Salendo lo strato di neve fresca aumenta via via fino a 30-40 cm, quasi sempre bella farinosa. Sulla strada di cava c’è tanta neve che quasi non si passa sotto gli alberi. Nel torrente si vedono gli strati accumulati: almeno 2 metri. Prima di giungere alla  vecchia cava sotto al passo attraversiamo una grossa valanga (nella zona di accumulo oltre 2 metri di spessore) fermatasi nel valloncello sotto la cava. La valanga risale ai giorni scorsi caratterizzati da piogge, umidità e rialzo termico e si è staccata dai pendii ripidi sul lato dx orografico del valloncello, ovvero  sul lato carcaraia. Il fenomeno non è isolato. Salendo si vedono ampie zone della carcaraia devastate da estese valanghe dei giorni scorsi, soprattutto nella zona sotto la roccandagia ma anche nei valloncelli che si seguono di solito in salita sopra la cava carcaraia, (es. la zona del grande faggio isolato bruciato dal fulmine – se non ricordo male). Dal nostro punto di osservazione non si vedono le zone di accumulo ma delle grosse e lunghissime linee di distacco.   Arrivati alla vecchia cava sotto il passo (cava Coltelli) cominciamo a sentire sempre di più lo strato duro sotto la neve nuova. Prima di proseguire facciamo qualche prova di carico con gli sci su gobbe ripide in prossimità della cava. LA neve fresca cede ma non svalanga, il fondo è duro ma non ghiacciato e sembra buono per la discesa. Quindi decidiamo di continuare per il cambron. Mettiamo i rampant perché da ora in avanti le pendenze aumentano progressivamente e sul ripido si derapa troppo. Risaliamo agevolmente quasi fino alla strettoia del cambron. Mettiamo i ramponi all’ultimo roccione prima della strettoia e proseguiamo senza problemi grazie a 20-30 cm di neve fresca su fondo duro non ghiacciato (dove i ramponi agguantano benissimo). Superiamo senza problemi la strettoia e poco dopo attingiamo la cresta stranamente quasi priva di cornici. Ci prepariamo velocemente a scendere perché sta arrivando nebbia dal lato mare. Dalla cresta Adolfo si butta diagonalmente nel canale, una prima curva una seconda e poi derapa e scivola per una decina di metri sul fondo duro . In alcuni tratti il fondo tiene ma in altri più ripidi e più duri è difficile stare in piedi. Comunque la neve soffice frena la corsa e non svalanga, Adolfo  si arresta prima della strettoia. Parto io in diagonale,  provo a scendere derapando perché non me la sento di curvare, ma anche io perdo la presa di spigolo su una gobbetta e scivolo verso la strettoia. Adolfo riparte ma ricomincia a scivolare superando la strettoia. Prima della strettoia  mi rimetto in piedi, supero la strettoia e comincio a fare le prime curve raggiungendo Adolfo più in basso che intanto stava recuperando uno sci.   Insomma la prima parte della discesa ce la siamo fatta in buona parte col culo. Rischio basso perché non vi erano rocce sporgenti e grazie alla gran quantità di neve farinosa (che come previsto non svalangava) la scivolata è stata controllata. In basso su pendenze minori si curvava bene, ma nei tratti più ripidi bisognava fare ancora attenzione alle derapate. All’auto arriviamo sci ai piedi. Peccato, forse con un po’ più di lamine ce la saremmo goduta di più, ma oggettivamente i tempi non sono ancora maturi per il cambron. Al ritorno proviamo  a veder se la val serenaia è ancora bloccata. Il camion è stato tolto ma i lavori per la frana della strada sono ancora in corso. Si passa a senso alternato ma non è detto che nei giorni di lavoro si trovi aperta.
Commento manto nevoso:


 
 


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